Avete delle tradizioni particolarmente care, a cui difficilmente rinunciate? Io si. Le avevo da piccola, con i miei genitori ed erano fonte di sicurezza, quegli eventi che, cascasse il mondo, ci saranno sempre. Le famiglie cambiano, si allargano, si formano nuovi nuclei. I bambini crescono e diventano grandi e fanno le loro esperienze e creano i loro eventi speciali, che coltiveranno e porteranno avanti durante la loro vita. Anno dopo anno anche io e mio marito abbiamo creato le nostre tradizioni, quegli eventi che si ripetono ogni anno ma non sono mai uguali.
Sarà inusuale, ma una di queste per noi è la raccolta delle more di rovo. All'inizio io non ne andavo matta, diciamo la verità. Da piccola qualche volta nelle passeggiate mia nonna ne raccoglieva qualcuna ai bordi delle strade di campagna e me le faceva assaggiare. Ogni volta rideva della maniera in cui dopo averle messe in bocca strizzassi gli occhi con la faccia schifata dal gusto acidulo. Poi la prima estate passata con il mio ragazzo mi sono ritrovata davanti come dessert una torta piena di quei piccoli frutti cucinata da lui e... e non potevo dire no.
E da allora, piano piano, è stato amore, in tutti i sensi. E' iniziata decorando torte, si è trasformata in un'organizzazione a delinquere. Dalla decina di more raccolte in un fazzoletto durante le passeggiate in bicicletta del primo anno la passione è andata crescendo. La tecnica si è affinata e le quantità aumentate. Ormai abbiamo la divisa: usciamo di casa con "panari" (cestini di vimini homemade), il fondamentalissimo "cruecco" (un bastone ricurvo per avvicinare i rami più inaccessibili), vestiti peggio di due disgraziati, roba che se qualcuno ci facesse una foto in quelle condizioni potrebbe ricattarci a vita.
Ci sono state cadute rovinose nei rami spinosi, punture di insetti, inseguimenti di cani, grida di paura e risate a crepapelle. Ci manca solo il contadino che ci spara addosso beccandoci nel suo appezzamento.
La svolta nella quantità però c'è stata due anni fa, quando alla squadra si è unito il suocero, esperto conoscitore delle campagne torricellesi e provetto scalatore di rovi e muretti a secco. L'anno scorso nella foga di aiutarci ha rovesciato un cestino pieno nei rovi. Quest'anno c'ha preso gusto e si è portato a casa una cassa di fichi d'india come bonus di accompagnamento. Sta di fatto che da due anni abbiamo tanta di quella marmellata di more che potremmo mangiarla a colazione, pranzo e cena per un bel po' di tempo. E dopo tutta la fatica che facciamo direi pure, menomale!
MARMELLATA DI MORE
Ingredienti
2 kg di more
1,2 kg di zucchero
il succo di un limone
1 mela
Procedimento
Lavare velocemente le more passandole sotto l'acqua, eliminando foglie e residui.
Prendete un grande pentolone e mettete a cuocere le more con la mela con la buccia tagliata a pezzettini e il succo di limone. Mescolate spesso, schiacciandole.
Dopo circa un quarto d'ora aggiungete anche lo zucchero e continuate a mescolare fin quando la marmellata non comincerà ad addensarsi (nel dubbio fate la prova piattino).
Io, una volta pronta, la passo nel passaverdure con il dischetto a fori medi. A me piace sentire il semini sotto i denti quando le mangio. Se invece a voi non piace ripassate la marmellata con un dischetto a fori piccoli.
Fate bollire i vasetti di vetro e i tappi, sterilizzateli per bene e riempiteli di marmellata avendo cura di riempire bene i vasetti. Poi capovolgeteli e lasciate raffreddare per almeno un paio d'ore (io una notte).
Controllate sempre che sul tappo si sia formato il sottovuoto!!
Controllate sempre che sul tappo si sia formato il sottovuoto!!
Buona colazione e buona merenda!